9 -12 Febbraio 2018: usciti per un giro in piazza

Ultime pedalate

Dopo gli ultimi cinquanta kilometri di Via Flaminia, in avvicinamento a Roma, lasciamo il tratto in tunnel e ci immettiamo nel vecchio percorso della SS3.

In breve siamo a Saxa Rubra e imbocchiamo la pista ciclabile che ci porterà a destinazione.

Appena le nostre ruote si appoggiano sull’asfalto colorato di rosso, segno che siamo in zona sicura, e il Tevere si appoggia lento a sinistra, il nostro pensiero si accorda: siamo arrivati!

Le parole escono a fatica, l’emozione è troppo forte.

Siamo quasi a mezzanotte tra domenica 11 e lunedì 12 febbraio, il nostro viaggio invernale verso la città antica è ciclisticamente concluso. Le ultime manciate di kilometri sono solo l’opportunità di ripensare agli oltre seicento appena passati.

Siamo in due, ma in questo momento ognuno è solo, pensa e dà senso e luce al viaggio.

Dopo tante fatiche non servono grandi discorsi, solo poche parole e poi il silenzio.

Poche decine di minuti e siamo in questi viali deserti. Rispettiamo tutte le luci rosse dei semafori che regolano un traffico inesistente.

Non c’è fretta di arrivare.

In fondo si intravede il colonnato dell’esedra di Piazza San Pietro.

Con rispetto entriamo e ci accoglie la basilica con la sua luce bianca. La piazza è vuota. I mezzi per pulire stanno facendo il loro lavoro notturno, le luci blu della polizia segnalano un controllo continuo, i mezzi militari con gli ultimi soldati sembrano quasi sbadigliare prima del riposo.

Ci ringraziamo a vicenda per il viaggio, poche fotografie per ricordarci all’arrivo e poi si riparte verso Nord.

Venerdì 9 Febbraio 2018: ore 17.00

Coltivavo da molto tempo l’idea di pedalare verso Roma in pieno inverno, ma quando avevo già programmato la partenza le condizioni meteorologiche mi avevano sconsigliato di tentare.

Qualche settimana addietro Loretta mi propone un viaggio estivo in climi abbastanza freschi, allora le propongo questa strana gita fuori porta, per mettere alla prova le nostre capacità di pedalare insieme, sopportandoci nella fatica e nelle condizioni difficili esterne, ma anche per iniziare a testare varie configurazioni di materiali e attrezzature per la lunga pedalata estiva.

Per giro estivo e di tutte le sue motivazioni ci risentiremo più avanti.

Loretta mi risponde immediatamente di sì e iniziamo a programmare il percorso. In breve arriva il momento della partenza e alle cinque del pomeriggio di venerdì 9 febbraio esco di casa e la trovo già per via, pronta a pedalare.

Prima la fermata d’obbligo per salutare i nostri cari amici della famiglia Rossi: Bruno, Gabriele, Anna e Walter. Un caffè in compagnia, due chiacchere, un ultimo controllo ai mezzi e poi si parte sul serio verso Sud.

Dueville - Casecchio di Reno

La prima parte del percorso è piacevolmente pianeggiante. La ciclabile della riviera berica e l’anello degli Euganei ci accompagnano fino ad Este, dove arriviamo in tempo per una cioccolata calda, dopo circa sessanta kilometri, solo un po’ di pioggia in uscita dai Berici, ma complessivamente il clima è ottimo. Nel passaggio tra Berici ed Euganei veniamo anche accolti da refoli di vento caldo.

La pianura procede sotto le nostre ruote, le salite sono molto più avanti, come ci ricorda l’altimetria preventiva, ora dobbiamo solo avvicinarci a Bologna.

In poche ore passiamo prima l’Adige e in seguito il Po, fino a raggiungere Ferrara. Sono quasi centoventi kilometri: è tempo di una pausa con un’ottima pizza che ci darà carburante fino a domattina.

Appena partiti da Ferrara la situazione meteorologica cambia: siamo immersi in una fitta nebbia. Già qualche kilometro prima avevamo trovato brevi banchi tra nebia e foschia, ma ora si fa seria. Non vediamo che poche decine di metri di strada davanti a noi. Prudentemente siamo più che visibili, con luci e catarifrangenti, come ci confermeranno a Bologna degli automobilisti che ci avevano sorpassato. Il problema è un altro: ad un certo punto guardo i miei guanti e li vedo ricoperti di ghiaccio. La temperatura era scesa di poco sotto gli zero gradi centigradi e ora sembravamo dei piccoli pupazzi di ghiaccio. Poco dopo Loretta mi avvisa di fermarmi perché il ghiaccio le si era attaccato alle lenti degli occhiali e non riusciva a vedere quasi nulla. Con una breve sosta risolviamo il problema e dopo un paio d’ore di lunghi retilinei arriviamo alla periferia di Bologna, dove la nebbia si dirada.

Passiamo la città semideserta, sono quasi le due, e ci dirigiamo verso Casalecchio di Reno, seguendo la ciclabile cittadina.

Casalecchio di Reno - Prato: sabato 10 Febbraio, prime ore della giornata

L’altimetria ci dice che la festa è finita: ci aspetta la salita verso Castiglione dei Pepoli.

Prima una serie di modeste salite e seguenti discese, poi il lungo falsopiano che ci porta a Rioveggio, dove è prevista la sosta premio: conosco una pasticceria che apre alle quattro del mattino. Mi sono già fermato altre volte ed il pasticcere, un giovane e simpatico ragazzo, sopporta la nostra sosta prolungata per cambiarci i vestiti e fare rifornimento di zuccheri contro il freddo che ci aspetta. Avevamo infatti già visto accumuli di neve lungo la strada, quindi meglio essere pronti all’emergenza con energie a disposizione. In realtà è una scusa: avevamo voglia di mangiare cibi dolci, visto che a Ferrara ci eravamo limitati al gusto salato!

Dpo una fermata di mezzora o poco più, pronti e via.

La salita non è impegnativa, ma affrontata d’inverno e alle sei del mattino merita rispetto, non considerando i duecento kilometri che avavamo già nel sacco.

La neve sui prati diventa sempre più presente, finché l’alba ci regala un paesaggio da incanto, che merita uno stop per esigenze fotografiche.

 

Ora serve massima concentrazione perchè dove il sole ha illuminato la strada si sono formate pericolose lastre di ghiaccio da percorrere con attenzione.

Scolliniamo e inizia la lunga discesa verso Prato. La prima parte in ombra, poi immersi nel caldo sole del mattino. Anche per la discesa sempre massima attenzione, almeno nella prima parte, poi ci lasciamo andare ed in un baleno superiamo la città.

Loretta mi aveva avvisato che doveva comunicare con una sua amica fiorentina, per organizzare un rapido incontro in città: detto, fatto! Ora ci dirigiamo verso il capoluogo toscano.

Da Prato a Chiusi

Ci dirigiamo verso Firenze nel traffico caotico del sabato mattina. Il nostro obiettivo sarebbe di arrivare il più possibile vicino a Chiusi prima della notte e poi fare i conti con le nostre forze. L’altimetria ci avverte che avremo dei problemi, ma dopo aver superato la notte quasi sempre a zero gradi centigradi, ci sentiamo ancora in forze e fiduciosi.

Arriviamo a Firenze, al parco delle Cascine, e raggiungiamo il luogo dell’appuntamento per una breve sosta, con doppio piatto di pasta, e foto di rito sull’Arno, ora via verso le prime colline toscane.

La salita verso San Donato in collina è lunga e impegnativa, ma allo scollinamento troviamo la sorpresa di un chiosco con frittelle appena fatte: meritata ricompensa!

Scendiamo verso la valle dell’Arno e dicidiamo di percorrere la strada statale, più scorrevole della ciclabile parallela che spesso è sterrata.

Verso Arezzo la fredda umidità della notte precedente ci presenta il conto e dobbiamo fermarci a riposare prima del previsto, con un imprevisto che ci preoccuperà per molti kilometri: il supporto della borsa posteriore di Loretta esce dalla sua sede e la borsa stessa ricade sulla ruota bloccandola, fortunatamente stavamo scendendo da un marciapiede con i piedi a terra. L’inconveniente ci preoccupa perché non abbiamo la minima idea di come risolverlo, con qualche espediente sistemiamo la borsa e arriviamo all’albergo prescelto.

Al mattino blocchiamo in qualche modo la borsa con un elastico e partiamo di buona lena.

Alla prima sosta proviamo a inviare una fotografia ai nostri amici Rossi, anche se è domenica, per avere un suggerimento su come procedere. in breve ci arriva la risposta: eseguiamo e tutto si sistema!

Grazie ragazzi!

Superiamo il valico di Monte Nibbio e poi picchiata verso Orvieto.

Anche le colline umbre dallo squarci di meraviglia, con colori che tolgono il fiato.

Un rapido sguardo alle previsioni meteorologiche ed insieme decidiamo di passare dritti anche questa notte, visto che il tempo dovrebbe peggiorare solo nel pomeriggio di lunedì

Entriamo nel Lazio passando per Bomarzo ed Orte, finché imbocchiamo la via Flaminia. Ormai ci sentiamo arrivati, ma è necessario un altro rifornimento di pasta. Mentre aspettiamo una signora ci si avvicina e ci dice che le prova freddo per noi, chiedendoci come facciamo a viaggiare a quelle temperature. Effettivamente non sentiamo il freddo quando stiamo pedalando, ma solo quando ci fermiamo anche se siamo all’interno.

Valutando le condizioni del traffico, decidiamo di proseguire per la via Flaminia, senza seguire un percorso secondario, che ci avrebbe portato su strade semideserte ma più dissestate.

Il resto è raccontato nel prologo, con l’arrivo a Roma.

Colline umbre

Loretta verso Monte Nibbio

Finalmente al valico

Sosta per respirare

 

Da Roma a Bolsena: notte tra domenica 11 e lunedì 12 febbraio

Dopo la sosta a San Pietro, un doppia cioccolata calda ci rifornisce per questa altra notte sui pedali.

Sappiamo che ci aspetta una serie infinita di colline, non sempre dolci, quindi iniziamo la nostra uscita da Roma con calma, percorrendo strade che di giorno sono una bolgia, mentre ora rimangono tranquillamente vuote. In pochi kilometri finiscono lampioni e abitazioni, rimane solo il silenzio e un cielo carico di stelle.

Aspettiamo con trepidazione l’alba, perché questa seconda notte sembra non finire mai. Il sonno si fa sentire e c’è chi riesce a dormire pure in salita!

Raggiungiamo Bracciano e con le prime luci compare un bar aperto, come oasi nel deserto. Ci fermiamo e a turno ci tocca la personale dose di sonno. Dopo la sosta usciamo e il cielo è diventato improvvisamente grigio, inizia una leggera pioggia ghiacciata e anche l’aria risulta molto più fredda.

Con un breve consulto e all’unanimità decidiamo di puntare verso Vetralla alla ricerca di un treno che ci riporti a casa.

In realtà di treni ne troveremo sette, con coincidenze al limite (Vetralla – Viterbo – Bomarzo – Chiusi – Firenze – Prato – Bologna – Padova ). Il bigliettaio che mi prepara i biglietti mi avvisa che se dovessi riuscire a prendere tutti i treni in orario, dovrei telefonargli per richiedere un trenino in minuatura come premio. Alla fine Firenze risulta fatale e un ritardo di cinque minuti manda a monte il nostro bel piano. Pazienza, un bel piatto di pasta a fagioli a Bologna sistema stomaco ed umore.

Anche questa è fatta e ora avanti con la prossima.

Abbiamo chiuso con circa 700 kilometri pedalati ed un dislivello di poco superiore ai 5000 metri.

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